Onorevoli Colleghi! - Tsunesaburo Makiguchi, pedagogista giapponese vissuto a cavallo tra il XIX e il XX secolo, sosteneva che «l'educazione deve fare in modo che all'apatia di un sistema caratterizzato da egocentrismo e disimpegno sociale si sostituisca un consapevole meditato impegno verso la società»; affermava, inoltre, che «sviluppare il carattere necessario a diventare membri attivi e creativi di una società è lo scopo verso cui tende il sistema educativo. Per portarlo a termine occorre (...) far sì che la coscienza dell'individuo si spinga oltre l'orizzonte limitato dei diritti e dei privilegi privati fino ad includere i doveri e le responsabilità della vita collettiva» (T. Makiguchi «L'educazione creativa», La Nuova Italia, Scandicci, 2000).
      La presente proposta di legge muove dalle consapevolezza che l'obiettivo primario della scuola italiana - quello di educare i cittadini al rispetto degli altri e alla convivenza basata sull'uguaglianza dei diritti e dei doveri dell'uomo nel rispetto dell'autonomia personale di ogni individuo - viene costantemente disatteso o relegato all'interno di altre discipline.
      Come recita l'articolo 26, paragrafo 2, della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo: «L'istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana e al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali».
      Inoltre, la raccomandazione dell'UNESCO del 19 novembre 1974, adottata nell'ambito della Conferenza generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione,

 

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la scienza e la cultura, riunitasi a Parigi dal 17 ottobre al 23 novembre 1974, enuncia «come princìpi direttivi della politica dell'educazione:

          a) una dimensione internazionale e una prospettiva mondiale dell'educazione a tutti i livelli e in ogni sua forma;

          b) la comprensione e il rispetto di tutti i popoli, delle loro civiltà, dei loro valori e dei loro modelli di vita, comprese le culture delle etnie nazionali e quelle delle altre nazioni;

          c) la consapevolezza della crescente interdipendenza mondiale dei popoli e delle nazioni;

          d) la capacità di comunicare con gli altri;

          e) la consapevolezza non solo dei diritti, ma anche dei doveri che gli indi vidui, i gruppi sociali e le nazioni hanno gli uni verso gli altri;

          f) la comprensione della necessità della solidarietà e della cooperazione internazionali;

          g) la volontà degli individui di contribuire a risolvere i problemi delle loro comunità, dei loro Paesi e del mondo».

      La stessa raccomandazione invita gli Stati membri ad adottare disposizioni legislative allo scopo di «assicurare l'educazione di tutti per l'avveramento della giustizia, della libertà, dei diritti umani e della pace». Per queste ragioni, pur essendo stati attuati in numerose scuole vari tipi di sperimentazione, è convinzione del proponente che, per un apprendimento sistematico della materia relativa alla «educazione ai diritti umani», occorra un intervento legislativo che ne preveda l'obbligatorietà.

 

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